La tutela della Nobiltà non
può prescindere dalla comprensione di quale sia il significato di Nobiltà qui e
oggi: alla fine del 2013 in una Repubblica. Innanzitutto, credo che la
dimensione temporale non sia più che tanto rilevante. Mi spiego: le famiglie,
che nel 1946 erano nobili, nel 2013 o si sono estinte o sono ancora nobili.
L’affermazione contraria è più complessa da verificare: non si può escludere,
anzi è probabile, che nuovi titoli nobiliari sarebbero stati concessi se fossimo
rimasti un Regno, ma ormai l’Italia è una Repubblica e l’ultimo Re che abbia
regnato sull’Italia non è più vivente. Pertanto il corpo nobiliare italiano è
ormai definitivamente congelato a un preciso momento storico (non sono certo se
sia il 18 giugno 1946 o il 18 marzo 1983, cioè la proclamazione definitiva
della Repubblica o la morte di Umberto II). Quindi il concetto di Nobiltà è
oggi un concetto storico che ricorda a noi, e a tutti, i contributi che la
Nobiltà italiana ha dato alla cultura, all’arte, allo sviluppo, insomma alla
Storia del nostro paese e a quella degli Stati preunitari. Fatta questa
doverosa per quanto sintetica e sicuramente opinabile premessa (sulla quale
avrei anche piacere di seguire un dibattito nel gruppo, se ci sarà interesse)
vorrei giungere alle questioni più pratiche che stiamo affrontando in questi
giorni: 1) il sedicente unico autorizzato Libro d’oro aggiornato; 2) la
sciampista marchesa televisiva; 3) il comunicato di protesta.
In ordine:
1) Credo che forse gli unici legittimati a
denunciare i signori a (bada bene, “a” e non “di”) Badolato sono il Collegio
araldico e l’Archivio di Stato. Non sono un avvocato (e chi a differenza di me
ha studiato diritto se n’è già accorto) ma temo che se non hai danno dal
comportamento di qualcuno (o se non si tratta di notizia di reato) non hai il
diritto di denunciare un bel nulla.... Marco mi faceva osservare che un esposto
non è una denuncia e serve a portare a conoscenza della magistratura dei fatti,
perché siano valutati eventuali reati presenti. Non vorrei entrare nel
dibattito politico, ma temo che la magistratura possa non essere
aprioristicamente favorevole alla Nobiltà. Vorrei però approfondire la
questione, anche se mi sembra che sarebbe molto più efficace una denuncia da parte
del Collegio araldico e dell’Archivio di Stato.
2) il caso della sciampista è a mio avviso molto più
chiaro: comunque ti chiami
non puoi farti passare per un’altra persona, chiunque questa sia. Contro
di lei, e forse anche contro la RAI e la società che produce Pechino Express,
ovviamente – e con tutta la mia solidarietà – i Sacco sono pienamente
legittimati ad agire, e a quello che ho capito lo stanno facendo. Bravi! A me
capitò una cosa per certi versi simile tanti anni fa: non facemmo nulla ma il
tempo ci ha dato ragione.
3) il comunicato di protesta è una questione più complessa: si
intrecciano ovvie ragioni di risentimento verso la mercificazione del
patrimonio storico e culturale italiano che si sta compiendo per mezzo TV, un
po’ di sano orgoglio di classe, ma anche, e non in misura secondaria, strategie
di comunicazione di massa. Marco stesso è ben conscio di questo problema
infatti osserva che è importante spiegare chi sono i nobili oggi in questo
paese e che non “sono macchiette che girano in veste da camera” a non fare
(secondo i canoni moderni) niente, ma sono pienamente inseriti nella vita
professionale italiana. Giustissimo! Il mio dubbio riguarda l’impatto che un
simile comunicato potrebbe avere, soprattutto se non scritto con la massima attenzione.
Anche perché qualche nobile potrebbe essere considerato “correo” di questo
andazzo... Ciascuno è libero di scegliersi la professione che preferisce ma c’è
chi ha scelto di voler essere un personaggio e questo potrebbe essere usato
come scusa per interpretare nella maniera sbagliata il comunicato. Esorto,
sommessamente, gli amministratori a tenere ben presente i rischi di una
comunicazione non accorta nella stesura del testo del comunicato.